Il fascino della storia di Albano

Albano di Lucania, nel periodo medioevale, ha subito un destino simile a quello degli altri paesi meridionali durante le diverse dominazioni straniere. A onor del vero non si hanno molti ricordi: è noto, comunque, che la Regina Giovanna II investì Antonio Sanseverino come feudatario di Tricarico e questi, attorno al 1450, ottenne anche Albano di Lucania. Dopo alcune vicissitudini, il paese venne affidato alla famiglia Ruggiero, col titolo di Ducato.
I duchi della famiglia governarono Albano fino al 1800.

Durante il primo periodo del dominio dei feudatari, gli Albanesi dovettero subire dure tassazioni da quei “signori”. La popolazione, per lo più costituita da pastori e contadini, venne completamente sottomessa e sfruttata al massimo delle proprie possibilità. Il Duca Ruggiero rese la vita quasi impossibile ai cittadini di Albano al punto tale che questi, guidati probabilmente dalla classe intellettuale, reagirono duramente. Difatti, la storia narra che i cittadini tagliarono le gambe ai buoi del Duca, il quale chiese l’immediato intervento del sovrintendente del Regno di Napoli che comunque non sanzionò i responsabili, in quanto si finsero pazzi riuscendo così a sfuggire alle loro responsabilità davanti alla legge. Questo particolare episodio portò il Duca ad abbandonare il paese e i cittadini, finalmente, conquistarono la tanto sudata libertà.

I cittadini di Albano, nel momento in cui riuscirono a svincolarsi dal feudalesimo, presero maggior coraggio. Cercarono di ottenere maggiori ruoli politici perché, se non lo avessero fatto, prima o poi, si sarebbero ritrovati un altro padrone. Molti cittadini, pur conoscendo i rischi a cui andavano incontro, si iscrissero alla setta dei Carbonari. Alcuni di essi parteciparono sia ai moti del 1820 che a quelli del 1848, riuscendo fortunatamente a scampare ai rischi di quegli eventi. Altri, invece, subirono delle condanne.

Risorgimento lucano

Il periodo dopo il 1860 in Lucania fu caratterizzato da eventi funesti. Questi furono collegati al brigantaggio, visto che il fenomeno prese rapidamente piede in tutto il territorio lucano. Acquisì, infatti, subito dimensioni importanti e provocò terrore e tensione in molti centri della regione. Molti delinquenti, ad esempio, si finsero briganti. Questo fenomeno non toccò direttamente il centro di Albano. Nel quale, tuttavia, si subì una tensione particolare per le vicende di sangue che si verificarono nei paesi limitrofi.

Dopo l’unificazione dell’Italia,  il fenomeno del Brigantaggio venne ridimensionato ed annullato. Albano, a quel punto, subisce la sorte di molti altri centri lucani tristemente isolati e dimenticati. Molti cittadini di Albano prenderanno poi parte alle due Guerre del Novecento. Alcuni di loro, circa 70, caddero sciaguratamente durante gli scontri.

Alla loro memoria è dedicato un monumento in Piazza Umberto I.

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