La  notizia era attesa ed ha rasserenato gli animi alla Sata di Melfi: la Grande  Punto tira. La versione a metano risponde alle richieste del mercato. E così, lo stabilimento lucano del gruppo automobilistico torinese si conferma strategico per la Fiat.
Alla luce delle nuove esigenze produttive, l’azienda ha proposto di rivedere l’organizzazione del lavoro, prevedendo più straordinario.
Richiesta che viene contestata dalla Fiom, secondo  la quale alle nuove esigenze produttive bisogna rispondere con nuove assunzioni. Utilizzando semmai i lavoratori interinali  provenienti da Pomigliano d’Arco o di aziende dell’indotto in difficoltà. Alcuni la Fiat li ha già riassunti ma per la Fiom non è sufficiente.
“Se non provvede la grande casa automobilistica italiana a offrire soluzioni occupazionali – è questa la posizione del sindacato dei metalmeccanici della Cgil – diventa difficile che qualcun altro lo faccia”.
Posizione più possibilistica sulla nuova organizzazione del lavoro è quella della Uilm, secondo i dirigenti della quale se è necessario lavorare di più, bisogna farlo anche attraverso soluzioni organizzative che non penalizzino i dipendenti.
Intanto alla Sata la produzione continua. Dallo stabilimento lucano escono giornalmente  1350 auto al  giorno. Molte sono Grande Punto a metano, una novità per il mercato che risponde anche a esigenze ecologiche, alle quali la Fiat ha sempre guardato con particolare attenzione.
Rimane aperto il discorso con il governo centrale sugli incentivi, che hanno consentito lo scorso anno di dare slancio al settore auto, tra quelli più sensibili alla crisi economica.
Le notizie che giungono da Roma non sono incoraggianti e questo lascia un atntino perplesso il management Fiat.

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