Signor Falcone come sta Suo figlio, e come Le è sembrata la situazione carceraria?
Angelo è molto dimagrito, ma sta bene. Non lo vedevo da quasi un anno. Lo scorso gennaio, prima della sua partenza per l’India, era venuto a Rotondella per trascorrere qualche giorno con me. Poi non l’ho più rivisto fino a qualche giorno fa. Per quanto riguarda il rapporto con gli altri detenuti e con le guardie carcerarie, nonostante le difficoltà culturali e linguistiche, i ragazzi si sono integrati abbastanza bene.

Ha incontrato anche Simone, l’amico di Angelo?
Certo! Ho avuto il piacere di riabbracciare e di sostenere psicologicamente anche Simone. I ragazzi si sostengono vicendevolmente, e la loro amicizia, nonostante la tragedia, non è mai venuta meno. E devo dire che questo fatto mi conforta.

È soddisfatto del trattamento che Le hanno riservato le istituzioni italiane di rappresentanza in India? Il 26 novembre, abbiamo incontrato l’Ambasciatore, Antonio Armellini, il Console, Gabriele Annis, e le funzionarie Giovanna Mirelli e Nora Cagli, per fare il punto della situazione. È stato un incontro cordiale e amichevole. Ci hanno garantito il loro interessamento nella vicenda di Angelo e Simone, e hanno offerto sostegno e disponibilità in termini logistici per tutta la permanenza. Il Console, si è addirittura complimentato per la mia capacità di mobilitazione e per il blog.

Le autorità carcerarie si sono comportate bene, e soprattutto si comportano bene con Angelo e Simone? Si, si comportano bene con i ragazzi e si sono comportate altrettanto bene con noi. Ci hanno offerto la possibilità di avere più incontri giornalieri di quelli previsti dai loro regolamenti interni. Inoltre, si sono fidati della nostra buona fede e non hanno neppure effettuato controlli sui generi alimentari e sugli indumenti portati ai ragazzi, hanno mandato direttamente tutto in cella.

Cosa Può dirci a proposito del processo e della linea difensiva studiata dagli avvocati? Gli avvocati hanno chiarito che l’unica possibilità è quella di smontare tutti i capi di imputazione ideati dalla polizia indiana. E questo dovrà avvenire attraverso il contro-interrogatorio dei testimoni, che “stranamente” sono quasi tutti poliziotti. Sono tante le contraddizioni presenti nel rapporto della polizia; un esempio riguarda proprio il luogo e le modalità dell’arresto: la polizia continua a portare avanti la versione secondo cui Angelo e Simone si trovavano a bordo di un taxi, diretti all’aeroporto di Nuova Delhi (distante dodici ore di macchina dal punto in cui si trovavano); mentre la difesa continua a sostenere che Angelo e Simone si trovavano a casa di altri due ragazzi indiani, i quali avevano adibito la loro abitazione anche per la consueta pratica del bad and breakfast. Le contraddizioni sono tante, ma per il momento, riguardo alla linea difensiva, non posso aggiungere altro.

Cosa Vorrebbe dire alle autorità italiane? Vorrei ricordare alle Autorità competenti, oltre che al Parlamento, l’art.24 della Costituzione italiana, che sostiene: “la difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione”; e l’art.11 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, dove viene affermato che “ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa”. Mentre la Costituzione italiana non fa differenza tra detenuti in Italia e all’estero, la legge abbandona completamente gli italiani non abbienti che si trovano nei guai, giustamente o ingiustamente, fuori dalla penisola. Pertanto, la legge sul gratuito patrocinio va modificata!
Gli italiani pagano ogni anno milioni di euro per garantire il gratuito patrocinio agli extracomunitari, in molti casi responsabili di efferati omicidi, e in alcune circostanze pagano anche gli alberghi a quei soggetti agli arresti domiciliari che non possiedono una fissa dimora. Ovviamente, la mia rabbia non è rivolta agli extracomunitari, e anche chi tra loro è accusato di aver sbagliato ha certamente diritto ad una difesa, ma verso la Giustizia e lo Stato italiano. Mi fa stare male l’idea di non avere i soldi per garantire la difesa di mio figlio. E sono tante le famiglie in Italia nella stessa situazione. Quindi, è giusto pagare per i clandestini in Italia, ma è anche giusto che qualcuno trovi al più presto una soluzione per tutti i casi analoghi a quello di Angelo e Simone.

Scusi l’indiscrezione, quanto Le hanno chiesto per la difesa di Suo figlio? I primi avvocati, contattati tramite colleghi italiani, hanno chiesto 65.000 euro più spese, quindi intorno ai 100.000 euro. L’India è un paese in cui il PIL pro capite è 450 dollari. In Italia, invece, lo stesso indicatore macro economico si aggira intorno ai 20.000 dollari. È normale che gli avvocati indiani, quando si trovano di fronte l’occidentale malcapitato, impossibilitato logisticamente a cercare offerte migliori sia sul piano difensivo che su quello economico, cerchino in tutti i modi di sfruttare la situazione. Se invece ci fosse l’intervento dello Stato, queste forme di speculazione, ai danni degli italiani all’estero, potrebbero essere tranquillamente eliminate, o quantomeno limitate.

Dopo tutti questi mesi di battaglia, Vorrebbe lanciare qualche “accusa”? Certamente! Sono molto arrabbiato con il sistema mediatico italiano, poco interessato al caso di Angelo e Simone perché ritenuto poco notiziabile, mentre si continuano a spettacolarizzare i fatti di cronaca nera, e il gossip che ne deriva. In sostanza, è venuto meno il diritto di cronaca, riconducibile dell’art.21 della Costituzione italiana, tanto enfatizzato nei manuali di diritto dell’informazione. Intanto, ho presentato una denuncia all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, al Presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Mario Landolfi, al Direttore Generale Rai, Claudio Cappon, e al Consiglio di Amministrazione Rai. Inoltre, sono arrabbiato con il sistema politico italiano, in particolare perché nessun rappresentante si è fatto carico di portare, lo scorso novembre, la vicenda di Angelo e Simone al summit per gli accordi internazionali tra Unione Europea e India. Forse quella era la sede giusta per iniziare a discutere del nostro caso, e più in generale degli accordi in materia di diritto penale, allo stato attuale inesistenti.
Sono anche arrabbiato con la Chiesa, che in tutti questi mesi, nonostante le mie richieste di aiuto, e la consapevolezza di quello che sono costretti a sopportare in India i missionari cristiani, in mancanza di alcuni diritti fondamentali altrove garantiti, non si è mai mostrata disponibile.

Vuole anche ringraziare qualcuno in modo particolare? Ringrazio innanzitutto l’On. Marco Zacchera, vice presidente del Comitato per le Questioni degli italiani all’estero della Camera, che in collaborazione con l’associazione secondoprotocollo, si sta mobilitando, attraverso una petizione popolare, per garantire il gratuito patrocinio agli italiani detenuti all’estero. Finora, in tutto il mondo, hanno aderito all’iniziativa quasi 17.000 persone: 9.008 in Italia, 2.849 in sud America, 3.121 nel Nord America, 1.098 in Asia, e 982 in Australia. Al termine, secondoprotocollo presenterà la raccolta firme al Ministro degli Esteri e all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che esattamente 59 anni fa, nello stesso giorno di questa intervista, approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Inoltre, vorrei ringraziare tutti i parlamentari che hanno presentato un’interrogazione; il ministro degli esteri irlandese, Dermot Ahern, che ha promesso un subitaneo intervento; le Regioni, le Province, i Comuni e le Comunità Montane che hanno presentato una mozione per aiutarci a fare chiarezza; i pochi giornali nazionali, e i più numerosi locali, che si sono occupati e continuano ad occuparsi della vicenda. E infine tutte le persone che a vario titolo mi sono state vicine, scrivendo qualche parola di consolazione sul blog, o stringendomi semplicemente la mano per strada in segno di solidarietà.

Scusi ancora una volta la troppa naturalezza, ha mai dubitato in tutti questi mesi dell’innocenza di Suo figlio? Assolutamente no! Angelo stava lavorando, come sempre, e questa è stata la sua prima vacanza all’estero. Inoltre, e questo lo dico anche in qualità di ex Carabiniere in pensione, mio figlio non ha mai avuto precedenti penali o segnalazioni di qualche tipo. Per queste ed altre ragioni, sono certo della loro innocenza!

Conta di ritornare presto in India? Non lo so. Il viaggio costa moltissimo e devo pagare gli avvocati. E poi, come mi ha detto anche Angelo, forse sono un po’ più utile in Italia.

Come andrà a finire secondo Lei questa vicenda? Non voglio fare previsioni. Spero soltanto con tutto il cuore che si riesca presto a fare chiarezza. In una recente poesia Angelo ha descritto il suo stato d’animo: “non rimane né un ombra, né un respiro, né un movimento, niente e nulla! Solamente un vago ricordo di immagini, momenti oramai passati, di frasi e a volte suoni! Ora, solo questo vi è rimasto per potervi ricordare di me”. Quanto tempo ancora dovranno aspettare, due innocenti, prima di riavere la libertà e ricominciare a vivere?

Auguri a nome di tutta la Redazione di Lucanianet. Grazie!

[Intervista di Gianluca Bruno]

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