lo traggo spunto da Lavello, e in me parla una coscienza cresciuta a suo modo, aliena ma non alienata, una coscienza frustrata. A titolo personale, parlo di cattivo, pessimo gusto negli intrattenimenti, conformismo azionistico nelle morali propinate e cicli continui e ripetitivi fatti dalle solite persone, dai soliti abiti, persino dalle solite acconciature dei capelli. Parlo delle feste “per la gente” del centro Dauno, e non è detto che una critica, un attacco, meglio, sia sempre gratuito, come una molotov lanciata contro i muri di un McDonald’s da un qualsiasi studente di scienze politiche in una manifestazione dei centri sociali. Parlo di ignoranza dall’ alto, di superficialità e sbando collettivo.

Gramsci, forse i novelli rastafariani, le promesse dell’ avvenire, non lo sanno, sosteneva che ciò che chiamiamo senso comune non è altro che una manipolazione culturale che agisce sulle folle, non per interesse verso gli argomenti, ma per interessi diversi. Non esiste il senso comune, ma quello che si vuole la gente sappia per facilitare il realizzarsi dei propri obiettivi. Una critica di sinistra verso la sinistra, il paradosso diventa ironia. Perché allora tutti “quei” ragazzi vestono allo stesso modo? Perché si conciano allo stesso modo? Perchè ascoltano tutti la stessa musica? Perché? Dov’ è la libertà di cui sventolano la bandiera? Omologazione, conformismo, poche parole forti messe male una vicina all’ altra. Idee che hanno sentito da altri, o meglio la triste e beffarda appropriazione di un modo di fare e organizzarsi altrui.

Implicita è la dissidenza di chi scrive, implicite le risate grasse unite alla rabbia, perché, disse un ragazzo inglese che faceva anche il musicista, il pensiero negativo è molto più drammatico di quello positivo. Il 68, poi, in Italia avveniva quattro anni dopo la rivolta di Berkeley, Università della California, in America, con pochi e spaventosamente omologati slogan in ogni città. Una su tutte, Bologna, rinomata per l’ anticonformismo e la libertà: il tutto è disonesto e molto poco credibile, anche perché credo che sia più suggestivo fumarsi una canna alla stazione Rapolla-Lavello che non a un comizio comunista. Sai che noia…

I “Reds”, detta all’ inglese, esteri hanno molta più fantasia, personalità, ma anche molta più umiltà dei nostri, consapevoli dell’ ahimè inevitabile mostro capitalista, ma sufficientemente intelligenti per creare qualcosa di veramente nuovo, senza, come in Italia, il cattivo gusto di copiare i maggiori successi esteri, per la musica. Ebbene, a Lavello l’ impronta rossa sullo spettacolo non fa paura di certo, ma è sufficientemente svilente e noiosa. Essere propositivi non significa essere superficiali, limitarsi e limitare la crescita delle persone “non eticamente consapevoli”…Una cosa buona in Italia: il cibo, tutto il resto è noia.
Spaghetti, pizza e mandolino: cosa c’è di più culturale?

[Mattia Tufariello]

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