Il volume di Nicola Scaldaferri e Stefano Vaja, Nel paese dei cupa cupa. Suoni e immagini della tradizione lucana, aprirà il 7 maggio a Roma il ciclo di incontri di Diramazioni, un’iniziativa promossa dall’editore Squilibri d’intesa con Res Tipica, con il patrocinio dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) e dell’UPI  (Unione Provincia d’Italia) e il contributo dell’APT della Basilicata, al fine di indagare le “affinità elettive” tra musiche di tradizione e la tipicità della produzione enogastronomica, nate negli stessi contesti ambientali e affermatesi all’interno di una millenaria civiltà rurale e contadina: ad ogni incontro, la presentazione di un volume emblematico della cultura musicale del territorio sarà seguita da una “degustazione” di musiche di tradizione e prodotti tipici selezionati dalle associazioni nazionali “Città del Vino” e  “Città del Bio”.
 Questo viaggio alla scoperta di musiche e sapori che concorrono alla definizione delle identità territoriali e contrassegnano la ricchezza culturale della provincia italiana, partirà il 7 maggio, alle ore 18, presso la Sala Conferenze dell’ANCI, per l’appunto dalla Basilicata: Serena Facci (Università di Pavia) presenterà il volume con cd allegato in cui è contenuta la più ampia ed aggiornata ricostruzione delle musiche della tradizione lucana, realizzata nel corso di una ricerca sul campo estesa a tutto il territorio regionale.
 
Distaccandosi da raffigurazioni stereotipate di un meridione in costante ritardo sui processi di modernizzazione e dunque più autentico e incontaminato, gli autori sono partiti dall’attualità di un contesto sociale disgregato e frammentario dove la presenza contadina e pastorale è ormai sempre più marginale. Lamenti funebri, giochi di mietitura, canti di lavoro e ninne nanne risultano pressoché scomparsi dalla prassi ordinaria così come è scomparsa la Lucania consegnata nelle foto di Pinna, Zavattini e Gilardi. In un quadro musicale estremamente composito, si registrano però processi di riappropriazione di alcuni importanti fenomeni musicali. I repertori di strumenti come il tamburello, la zampogna e l’organetto, meno legati a specifici momenti occasionali o rituali, sono oggetto di una forte attenzione da parte di giovani esecutori che, formatisi talvolta in conservatorio, rimettono in circolazione strumenti e musiche dei “nonni” trascurati dai “padri”, mentre si registra anche la ripresa di una tradizione artigianale che si riteneva prossima a scomparire. Più che da appartenenze territoriali, etniche o sociali, la produzione musicale lucana è oggi vissuta tramite processi che si attuano in un sistema di pratiche che coinvolgono la memoria e gli affetti. I momenti più significativi risultano quelli che registrano grandi aggregazioni collettive, come le feste calendariali e religiose, in cui si creano comunità temporanee dove persone di diversa provenienza trovano la ragione del loro stare insieme proprio nella condivisione dell’esperienza musicale.
 
Grazie anche all’ampia documentazione fotografica e alla vasta antologia sonora contenuta nell’allegato CD, nel volume si anima così una rappresentazione in presa diretta di una realtà culturale vivacissima di cui si passano in rassegna repertori musicali, contesti e modalità d’esecuzione, musicisti e costruttori di strumenti, testimonianze storiche e iconografiche, in un serrato confronto con la letteratura critica.
 
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