Agli inizi degli anni sessanta il cinema di Pietro Germi – dopo film come “In nome della legge” (1949), “Il cammino della speranza” (1950), “Il brigante di Tacca del lupo” (1952), ”Il ferroviere” (1956) – si presenta con un volto nuovo e in buona misura imprevisto, conseguente all’abbandono definitivo dei toni drammatici o intimisti. Ma il mutamento di indirizzo non altera il suo modo di considerare uomini e cose, sicché si può legittimamente parlare di una sostanziale continuità di motivi per tutta la sua filmografia.

L’indubbia padronanza del mestiere favorisce senza scosse il contatto con strumenti espressivi inconsueti sul cinema. Il risultato sarà  uno dei primi esempi di quella che viene denominata commedia all’italiana. “Divorzio all’italiana” (1963) ne fissa alcuni canoni essenziali e conta fra i suoi estimatori registi illustri come Billy Wilder. Il film, che vinse L’Oscar per la migliore sceneggiatura , viene presentato oggi (ore 19.00) nella Sala proiezioni della Bibliomediateca “N.Basile” nell’ambito della rassegna cine-teatrale “L’Italia e gli italiani” organizzata dall’Assessorato alla Cultura. “Divorzio all’italiana” ci apre le porte di  un ambiente della borghese meridionale dove il baronetto Fefé Cefalù è sposato con una donna brutta e petulante. Egli ama Angela, una cugina di sedici anni, che ricambia questo amore con inappagata sensualità da adolescente. Giunto al colmo della sopportazione, Fefè decide di sopprimere la moglie inscenando un delitto d’onore, in modo che possa  scontare, grazie ad un buon avvocato, una pena mite.  E così il baronetto spinge la moglie fra le braccia di un ex spasimante.

Ma quando ha già preparato tutto  e s’avvia per sorprendere gli adulteri, si accorge che i due sono già fuggiti lontano dal paese. Scoperto il tradimento tutti i concittadini  ridono alle spalle del baronetto, il quale ritorna ad essere rispettato solo dopo che avrà punito la fedifraga moglie. Fefé, quindi, sparerà alla moglie, sconterà tre anni di prigione e tornerà festosamente in paese dove sposerà la cugina che lo ha atteso ma che subito lo tradirà. Se c’è un’arte che nasce dall’indignazione, questo film le appartiene. Moralista risentito, Pietro Germi carica qui i suoi livori di umor nero, di una amara e invelenita buffoneria che trova  il suo sfogo negli interpreti che sono Marcello Mastroianni, Stefania Sandrelli, Stefania Rocca e Leopoldo Triste.

Domani (ore 19.00) per la seziona teatro curata dal presidente della Pro Loco di Viggiano, Nino Caiazza la versione cinematografica di “Non ti pago” di Eduardo De Filippo. Insieme al grande commediografo e attore napoletano ci sono Luisa Conte, Pietro ed Enzo Cannavale.

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