La situazione dell’amministrazione della giustizia: problematiche e disfunzioni. Nel corso del 2005 i dati relativi al contenzioso civile hanno registrato una forte crescita rispetto all’anno precedente. Sono aumentati del 14,8% i processi di nuova iscrizione presso i giudici di pace, dell’1,8% presso i Tribunali, del 28,5% presso le Corti d’Appello. La situazione è stata comunque contenuta grazie al notevole aumento dei processi definiti che, rispetto al 2004, sono cresciuti del 2,1% relativamente ai giudizi di primo grado e addirittura dell’8,1%, relativamente ai giudizi d’Appello. Leggermente migliore è la situazione delle cause penali: è diminuito del 6,7% il numero dei procedimenti di nuova iscrizione e, allo stesso tempo, è aumentato dello 0,7% il numero dei procedimenti definiti. Considerando i dati, con particolare riguardo ai procedimenti civili, la crescita della produttività in questo settore è fortemente rallentata dalla crescita parallela del contenzioso.
Durata media dei procedimenti. La domanda di giustizia è fortemente frustrata dal dilatarsi dei tempi di attesa. Se la situazione appare stazionaria nel settore dei processi penali che fanno registrare per il 2005 una durata media di 231 giorni seguendo un trend stabile rispetto ai due anni precedenti, essa appare invece in continuo peggioramento nel settore dei processi civili, con una crescita impressionante del numero dei giorni (973 nel 2005 a fronte di 866 giorni nel 2002) o dei mesi (32 mesi nel 2005, mentre erano 29 nel 2002) necessari per portare un procedimento alla conclusione. Ulteriori dati forniti dalla Corte Suprema di Cassazione precisano il numero dei processi civili risultati pendenti al 31 dicembre di ciascun anno, dal 1995 al 2005. Si ha così il conto di un meccanismo che cresce in misura esponenziale, che vede quasi triplicato nel periodo considerato il numero dei procedimenti pendenti (dai 36.427 del 1995 ai 94.235 del 2005).
Il sovraffollamento nelle carceri. I dati forniti dal Ministero della Giustizia relativi alla popolazione carceraria e alle variazioni intervenute in seguito all’approvazione dell’indulto, mostrano come il numero dei detenuti sia diminuito passando da 60.710 nel luglio 2006 a 38.326 nel settembre dello stesso anno.
Il confronto con l’Ue. Per effettuare un confronto con gli altri paesi dell’Unione europea, un dato utile è quello relativo alla custodia cautelare. Nei 25 paesi dell’Unione sono quasi 132.000 i detenuti in attesa di giudizio. Il nostro Paese si colloca al primo posto per numero di detenuti in attesa di processo (20.442) e per quota percentuale sul totale (15,5%), seguono la Francia con circa il 15%, la Germania con il 12% e la Spagna con il 10%. Gli altri paesi presentano cifre decisamente inferiori. Ancora più preoccupante è il dato secondo cui, in Italia, quasi 40 detenuti su 100 in carcerazione preventiva si rivelano, alla prova dei fatti, innocenti (tasso delle sentenze di proscioglimento 38%). Considerando che la custodia cautelare varia da 42 giorni in Inghilterra a 365 in Grecia, con l’Italia a 175, è evidente l’urgenza di intervenire anche sui tempi delle misure preventive (Il Sole-24Ore del 27 luglio 2006).
I costi per il bilancio dello Stato. Rispetto alle risorse del Bilancio dello Stato destinate alla Giustizia negli anni compresi tra il 2001 e il 2006, solamente nel corso degli ultimi due anni vi è stato un netto distacco rispetto al tasso di inflazione. Nel 2006, alla Giustizia vanno risorse pari all’1,69% del bilancio dello Stato, contro l’1,58% del 2005, l’1,46% del 2004, l’1,41% del 2003. Eppure, nel corso degli anni sono state effettuate manovre economiche mirate a ridurre i consumi intermedi (acquisto di beni e servizi, come ad esempio toner per fotocopiatrici e carta). Nel 2006 i tagli previsti per quest’ultimo tipo di consumi hanno apportato una riduzione di 100 milioni di euro; altri 51,5 milioni di risparmi sono arrivati, poi, dalla contrazione delle spese per investimenti. Tutti questi tagli sono stati più che compensati dall’aumento delle spese complessive per il funzionamento della Giustizia, con particolare riguardo ai costi di gestione dell’apparato investigativo e processuale. In questo capitolo, infatti, vengono ricomprese le spese di trascrizione, di esecuzione delle notifiche, di ascolto dei testimoni e di acquisizione di perizie tecniche.
Le spese più alte sono sostenute, comunque, per effettuare intercettazioni: nel 2005, il “controllo degli indagati” è costato al Ministero circa 267 milioni di euro. Poco più di quanto era stato speso nel 2004 (262,7 milioni), segno che i provvedimenti varati negli ultimi tempi per contenere i costi stanno dando i frutti (il noleggio delle apparecchiature, per esempio, è passato da 70 euro a 20 euro al giorno). Il costo della detenzione cautelare. In Europa, per ogni detenuto si spendono in media 37mila euro l’anno. Nel nostro Paese, pur essendo inferiore alla media Ue, rappresenta una voce importante nel bilancio. Basti considerare che in Italia il costo sostenuto annualmente per ciascun detenuto è di 32.400 euro.
I cospicui investimenti nel settore dell’informatica, infine, non hanno prodotto i risultati sperati. Si è assistito piuttosto ad una eccessiva proliferazione di progetti, alcuni dei quali assolutamente sovradimensionati e lontani dalle attuali esigenze degli uffici giudiziari del nostro Paese. Analizzano l’incidenza della spesa informatica sul bilancio della Giustizia negli anni compresi tra il 2002 e il 2005, si evidenzia un picco negli investimenti nel 2003 (177,85 milioni di euro con un’incidenza sul bilancio del 2,7%) e un progressivo calo nel corso del 2005 con 141,28 milioni di euro spesi in informatica (1,92% di incidenza).

“OUTLOOK” Uno sguardo fuori regione
Rubrica di scienze economiche e sociali
a cura di Rosario Palese
(ISSN 1722-3148)

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