se l’Ateneo riuscisse a trainare, in un certo qual modo, la nostra economia è già un vantaggio che potrebbe portarsi dietro effetti positivi sul piano dell’accettazione. Ma, il tutto, non deve essere una percezione, ma un attestato concreto. Se volessimo, invece, entrare nel merito della didattica e della scelta formativa, ecco che qui rimandiamo le nostre conclusioni all’intervista che ci ha rilasciato il nuovo Rettore qualche tempo fa. L’introduzione di nuovi corsi di laurea accontenterà le richieste, ma soprattutto accrescerà il ventaglio delle scelte, ma è necessario fin da ora concentrarsi sul ventaglio delle opportunità, anche opportunità post-laurea: pochi master ma buoni, concertati, studiati a tavolino per colmare le lacune in quei settori maggiormente debitori; altrimenti non ha senso. La ricetta giusta, il toccasana potrebbe essere la partecipazione. Quello che manca è una università che partecipi il territorio, che sia confluenza di idee, punto di approdo di manifestazioni caratterizzanti, che sostenga l’assunto dell’università porte-aperte. E qui, dovremmo spostarci nell’ambito studentesco: dei singoli e delle associazioni. L’invito, anche per loro è quello della presenza, della comunione, della complicità. I giovani studenti hanno il dovere di partecipare l’Ateneo, partecipare le scelte, avere potere decisionale, ma soprattutto incidere, ritornare a fare politica quella vera, quella che parte dai bisogni e dai problemi reali, quella che all’esterno dell’università si è persa. C’è l’assoluta necessità di riconquistare uno spazio vitale di crescita e di maturazione. Portare nell’ambito della discussione universitaria i problemi del territorio è importante per creare il collante con il territorio stesso. Le associazioni studentesche devono dotarsi dello strumento dell’ascolto ed essere in grado di lottare per un’università a misura di studente, che punti sui servizi e sulla vivibilità. Incidere anche sulla programmazione è un passo fondamentale da fare, un mezzo da far proprio. E questo processo potrebbe passare anche attraverso il dialogo con la classe docente e con il Rettore stesso perché altrimenti il ruolo della sola compresenza sarebbe penalizzante. Insomma, riconquistare lo spazio universitario e riempirlo di idee proiettate alla modellazione del presente e alla forgia del futuro. E’ importante mettere in mostra la nostra indole e dimostrare di non essere solo la generazione della play-station, della televisione, delle immagini vuote, dei reality show, ma anche gli innovatori del pensiero.
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