un contributo fisso di un milione di euro all’anno per quattro anni (indipendentemente dai volumi prodotti, sic!); un contributo per lo sviluppo sostenibile correlato a tutta la produzione effettuata negli anni, che varia da un minimo di 500 mila euro l’anno fino a 2 milioni e mezzo di euro l’anno quando la produzione supererà i 200 milioni di barili di olio equivalente; a partire dal 2007 un contributo per sponsorizzazioni pari a 250 mila euro l’anno; una serie di campagne pubblicitarie “che promuovano la cultura, il paesaggio e la storia dei territori della regione Basilicata” nelle stazioni Total d’Italia e di tutta Europa e, dulcis in fundo, la fornitura gratuita di tutto il gas naturale proveniente dall’area della concessione con un minimo garantito di 750 milioni di metri cubi.

A questo punto potrebbero risultare comprensibili i moti di soddisfazione se non teniamo presente però quello che è stato lo sfruttamento dell’oro nero per le comunità locali, per uno sviluppo della Basilicata che stenta a decollare, per dei benefici diretti che in verità non ci sono stati e per delle scelte che in molti casi hanno penalizzato il nostro territorio. Il discorso petrolio e la volontà di puntare sullo sfruttamento di questa risorsa, in questi termini e a queste condizioni mi sembra che “non stia pagando il viaggio del biglietto”.

Qui bisogna decidere da che parte stare, quale programmazione economica dare alla nostra regione: puntare sui parchi, sulla valorizzazione delle nostre bellezze paesaggistiche come traino di un’economia turistica vista l’enorme propensione o puntare tutto sullo sfruttamento e l’Energia. E in quest’ultimo caso subentrerebbe il ruolo della Sel della quale ancora non si  conosce lo Statuto. Siccome credo che non possiamo stare con un piede in due scarpe, bisogna far presente qual è la strada che porta allo miglioramento lucano, bisogna decidersi, perché di questo passo imboccare le due strade parallelamente mi sembra, non solo inopportuno, ma anche imbarazzante per una coabitazione che presto risulterà difficile.

A fronte di un Parco del Pollino che ci ha abituato con una cattiva gestione e all’appena istituito Parco della Val d’Agri-Lagonegrese del quale si sono già perse le tracce c’è un’altra società petrolifera, la Shell, che nell’incipit di questo articolo ho volutamente escluso. Ebbene, questa compagnia, presente nell’accordo con la Total qualche tempo fa ha presentato alla Regione Basilicata uno screening relativo all’istanza di permesso di ricerca di idrocarburi “Grotte del Salice”, che prevede la realizzazione di un pozzo esplorativo alla profondità di 4500metri.

Ma non è la sola compagnia alla quale fa gola la terra nostra: altre 18 società hanno presentato istanze di permesso di ricerca all’ufficio minerario nazionale per gli idrocarburi e la geotermia del Ministero per lo Sviluppo economico. Si attende la pronuncia degli Enti preposti. Parlavo di coabitazione: se pensiamo all’estensione del territorio lucano e alla sua conformazione mi sembra quanto meno difficile pensare ad una regione suddivisa in isolotti: uno per le trivellazioni, uno per i parchi eolici, uno per le aree protette, uno per le Sic e le Zps…mah!

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