La produzione artistica in Spagna e nel viceregno spagnolo nell?Italia meridionale nei secoli XVI e XVII fu contrassegnata da un carattere fortemente religioso, improntato sui dettami imposti dal Concilio di Trento e dai relativi Sinodi diocesani, che applicarono quanto prescritto dai padri conciliari. Per quanto concerne l?ambito della scultura meridionale, bisogna tener conto del rapporto con la scultura spagnola, in cui va considerata, per certi versi, l?attività dello scultore Giacomo Colombo.

La scultura in legno, oltre a consentire una maggiore malleabilità ed espressività, ha due vantaggi fondamentali: la rapidità dell?esecuzione e il suo basso costo economico. Inoltre il patrimonio artistico commesso in quest?epoca fu quasi sempre il prodotto di un?economia culturale di tipo curtense, il che vuol dire, per il Seicento soprattutto, scultura lignea e opere di intaglio. Ma bisogna sottolineare anche la conformazione del territorio del Mezzogiorno, che certamente influì sulle scelte dei materiali atti alla produzione delle opere d?arte: difficoltà di accesso e di comunicazioni. Nella scultura si ebbe un?intensa presenza della scultura lignea, più economica e più facilmente trasportabile. Inoltre, anche la policromia della scultura lignea fu certamente un ulteriore motivo di successo ?popolare? e della diffusione di opere improntate da una sincera, ma a volte anche esagerata, vena naturalistica che si poteva trasformare anche in una sorta di acceso e drammatico espressionismo, carico di pathos.

A Tolve si conserva un bel busto ligneo di ?San Rocco?, che rientra a pieno titolo nella produzione scultorea di Giacomo Colombo, così come il mezzo busto di ?S. Cataldo? nella Chiesa dell?Annunziata a Brienza o il ?San Gianuario? nella cattedrale di Marsico Nuovo. Giacomo Colombo nacque ad Este (Padova) nel 1663 e all?età di quindici anni, nel 1678, era presente a Napoli. Ancora oggi non si conoscono le ragioni del trasferimento del ragazzo nella capitale del Viceregno spagnolo dell?Italia meridionale. Né conosciamo con puntualità il percorso formativo scultoreo dell?artista estense prima del suo arrivo a Napoli poiché la storiografia artistica colombiana non è chiara a tal proposito. Gennaro Borrelli ritiene probabile un alunnato di Giacomo presso lo scultore padano Pietro Barberis, al cui seguito sarebbe giunto a Napoli. Bernardo De?Dominici, nella città partenopea, lo disse allievo di Domenico Di Nardo. Imponente fu la produzione scultorea del Colombo, i cui principali committenti furono soprattutto personaggi legati a chiese, conventi, congreghe dell?Italia centro-meridionale, in Basilicata, a Campobasso, nelle Marche, in Puglia, in Sicilia e Campania e nella Spagna. Tutto ciò testimonia che lo scultore fu un vero e proprio artista-imprenditore con una organizzata bottega, in grado di produrre opere di buon livello.

Autorità, solennità, autorevolezza e classica compostezza ritroviamo nel volto del San Rocco nella Chiesa del Convento di San Francesco a Tolve: il modellato della barba e dei capelli è trattato in modo ineccepibile, altrettanto dicasi per l?espressione declamante, sottolineata dalla bocca semiaperta; si evince in tal modo la persistenza del gusto della teatralità barocca, pur incastonato in un composto classicismo di fondo; ma si tratta di una teatralità vicina alla pietà e alla sensibilità del popolo, finalizzata a mettere in evidenza il prestigio dell?autorità del Santo che indica la via da seguire per raggiungere la salvezza. Il busto è certamente vicino ad altre opere attribuite o firmate dallo stesso Colombo: belle sono le mani e mettono in evidenza la conoscenza dell?anatomia da parte dell?artista. Nelle statue e nei busti lignei del Colombo le mani sono sicuramente una cifra stilistica importante per comprendere appieno la professionalità e il grado di resa naturalistica di questo scultore e della sua bottega.

Foto: Giacomo Colombo (attr.), San Rocco, Tolve, Chiesa del Convento di S. Francesco.

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