A volte bastano un?attenta politica urbanistica e la volontà condivisa degli abitanti di un luogo a dare ad un piccolo centro nuove prospettive di sviluppo che ne rafforzino l?identità sociale e culturale. E? il caso di Guardia Perticara, un paesino di ottocento abitanti che ha saputo, dopo il terremoto del 1980, darsi delle regole che hanno fatto della ricostruzione un?opportunità di valorizzazione dell?esistente puntando ad azioni di restauro conservativo che hanno restituito all?abitato il suo aspetto di borgo medioevale.

Camminando per Guardia Perticara, tra le sua case in pietra ?a vista? dagli infissi tutti rigorosamente in legno, si è sorpresi quasi ad ogni passo dalla bellezza degli scorci, dal pittoresco sovrapporsi di archi, colonnine, balconate, e si ha quasi l?impressione di tornare indietro nel tempo o di trovarsi tra le quinte di un grande teatro a cielo aperto. E? la conferma che è possibile ? se lo si vuole ? puntare in alto e restituire ad un centro abitato non solo la sua funzionalità ma anche la sua bellezza, in un quadro che non ignora le possibilità di sviluppo connesse alla vocazione turistica del territorio lucano.

Pur così piccola, Guardia Perticara ha una storia antica di cui conserva le tracce e la memoria. Il primo insediamento risale all?età del bronzo, quando vi si stabiliscono gli Enotri (così denominati dal geografo Strabone). Molto prima della colonizzazione dell?Italia meridionale ad opera dei Greci, infatti, queste popolazioni avevano occupato le aree interne della Basilicata, soprattutto in prossimità dei percorsi fluviali. Numerose sono le testimonianze dei loro usi e dello sviluppo e decadenza della loro civiltà, giunte soprattutto grazie ai ritrovamenti archeologici delle necropoli di Latronico, Chiaromonte, Alianello, e in particolare ? nel territorio di Guardia Perticara ? dei reperti recuperati presso la necropoli di contrada S. Vito. Significativa, nei corredi funebri che sono venuti alla luce a seguito degli scavi, è soprattutto la presenza di oggetti in ambra. Il prezioso materiale testimonia infatti il sempre maggiore potere d?acquisto delle comunità enotrie grazie alla loro posizione strategica, che permetteva di controllare e mediare gli scambi commerciali tra le colonie greche sullo Ionio e gli insediamenti etrusco-ellenici sul versante tirrenico. L?ambra aveva un grande valore non solo perché veniva importata dal Mar Baltico ma anche per la sua provenienza ?divina?. Si riteneva anticamente che fosse scaturita dal pianto delle Elidi alla morte del fratello Fetonte, punito da Zeus per aver rubato il carro del sole, e le si attribuivano virtù terapeutiche e magiche.

Il Castrum Perticari, che diventerà poi Guardia Perticara, sorge invece in epoca medioevale, sotto i longobardi. Il nome fa probabilmente riferimento proprio alle ?pertiche? longobarde, vale a dire alle terre che i longobardi assegnavano alle famiglie di coloni. Attorno all?anno mille forte è l?influenza della cultura greco-ortodossa in tutto il Latinianon, l?area dell?alta valle dell?Agri che fa riferimento al Patriarca di Costantinopoli. In tutta la zona sono numerosi gli insediamenti e i cenobi edificati dai monaci basiliani, e anche Guardia vede la presenza di due famosi asceti, Luca d?Armento e Vitale da Castronuovo. Nel corso dei secoli prosegue, secondo un paradigma comune a tutta l?Italia meridionale, il succedersi delle dominazioni straniere, i Normanni, gli Svevi, gli Angioini. Ed è proprio con Carlo D?Angiò che il paese assume l?attuale denominazione, come registra fedelmente un atto risalente al 14 maggio del 1306.

Nel 1652, sotto la dominazione spagnola, i francescani fondano a Guardia Perticara il convento di S. Antonio. Cinque anni più tardi la peste, che miete vittime in tutta l?alta Val d?Agri, colpisce anche il paese riducendo il numero degli abitanti alla metà. Nel ?700 il piccolo centro è vitale e fiorente, popolato non solo da contadini, piccoli commercianti, artigiani ma anche da professionisti (un agrimensore, due medici, due notai, un professore ?legale? ed uno speziale, come risulta dal Catasto Onciario del 1753). Come tanti paesi della Lucania, anche Guardia prende parte ai moti repubblicani alla fine del secolo e all?inizio del successivo. Alla caduta della Repubblica Napoletana diversi guardiesi sono nell?elenco dei ?rei di stato?, come pure qualche anno più tardi nelle file della carboneria e tra i fautori dei moti del 1848.
Tra la fine del XIX secolo e l?inizio del XX l?emigrazione sottrae risorse e futuro al piccolo abitato come al resto della regione, e un?ulteriore flessione demografica si lega al contributo di vite umane durante la prima e la seconda guerra mondiale.

Quello che resta, dell?avvicendarsi di civiltà, uomini, dominazioni, conflitti, calamità, è la volontà di non essere cancellati, di costruire il futuro, di riaffermare la propria identità preservando un piccolo borgo, con le sue case in pietra e la sua storia?

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