Otto ore di sciopero invece delle quattro che hanno immobilizzato tutta l?Italia giorno 30 novembre per uno dei più grandi e riusciti scioperi generali degli ultimi anni. Così i lavoratori della Basilicata hanno voluto manifestare la loro contrarietà e l?insoddisfazione per una finanziaria che sembra non possa accontentare proprio nessuno. A potenza si è anche svolto un lungo corteo (per i sindacati c?erano diecimila persone, per le forze dell?ordine cinquemila; ma si sa, il gioco delle cifre è oramai un?abitudine, e i dati delle istituzioni si aggirano sempre intorno alla metà di quelli forniti dai manifestanti), conclusosi con i comizi dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.

La situazione lucana è emblematica e rispecchia i malesseri di larga parte della società italiana nei confronti delle ultime mosse finanziarie del governo: alle prese con situazioni gravi come la chiusura dello stabilimento Barilla e la crisi di Melfi, i lavoratori della Basilicata difficilmente possono credere alle promesse di un governo che annuncia di abbassare le tasse e la cui propaganda viene poi smontata da critiche che vengono dai settori più disparati. Ieri la relazione tecnica depositata al Senato sugli effetti della finanziaria e del tanto promesso ?taglio delle tasse? ha gelato tutti: a beneficiare dei tagli sarà circa il 40% della popolazione. Tutti gli altri, si sono affrettati a dire dal Ministero dell?Economia, hanno già avuto sconti fiscali negli anni precedenti. Avevano già tagliato le tasse ma si erano scordati di dircelo. Contrari al senso della finanziaria i sindacati e persino Confindustria.

La protesta del 30 novembre ha coinvolto per 4 ore tutta l?Italia e alcuni settori come il pubblico impiego (tranne la scuola) e la sanità si sono astenuti dal lavoro per tutta la giornata. Allo sciopero, inoltre, hanno aderito anche Ugl e Cisa, mentre per il primo dicembre è previsto lo sciopero dei sindacati di base nel settore dei trasporti pubblici.

Mentre l?Italia si ferma e protesta, da più parti si rilancia il problema ?mezzogiorno?, che riguarda in primo luogo una regione come la Basilicata: a fronte di statistiche sconfortanti, che parlano di 100 mila disoccupati su 600 mila abitanti e che avvertono che la regione potrebbe non rientrare più nell??Obiettivo 1?, il programma di sostegno della Comunità Europea alle regioni più povere e disagiate, persino i sindacati e Confindustria si alleano per lanciare un segnale al governo. Il Mezzogiorno continua ad avere bisogno di interventi strutturali che risolvano le carenze che penalizzano i reparti produttivi. Nel settore dell?agricoltura, il più importante per l?economia del Sud, i conti non tornano e gli agricoltori, nel silenzio totale dei media nazionali, sono andati a Roma per incontrare i rappresentanti ed esporre loro i problemi del settore: i prezzi alti non significano guadagni per le aziende, e in molti sono costretti a licenziare.

E se il reparto agricolo non funziona e cede sotto i colpi della concorrenza di altri paesi mediterranei, quello industriale non mostra importanti segnali di ripresa. Al contrario. E? del 28 novembre la notizia che un periodo di cassa integrazione guadagni ordinaria di due settimane riguarderà lo stabilimento Fiat di Melfi dal 27 dicembre al 9 Gennaio 2005. Tra festività e cassa integrazione, lo stabilimento resterà chiuso dalle 22 del 23 dicembre alle 22 del 9 gennaio. Un modo amaro di restare a casa durante la vacanze, con l?incertezza di lavoro sempre in bilico.

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