L’origine di TURSI è molto antica. Parlando delle origini di Tursi non si può prescindere dalle vicende storiche delle Città della Siritide. La più antica città della Siritide è Pandosia, sorta fra l’Agri ed il Sinni in epoca pre-romanica, pagana. Siris viene fondata dal popoli dell’Epiro. Nel 500 a.c. cade sotto i Tarantini. Sulle rovine di Siris sorge Heraclea nel 442 a.C., a confine con Pandosia.
Presso Pandosia nel 281 a.C., si svolge la battaglia fra Pirro e i Romani. Alcuni sostengono che i primo nucleo abitato di Tursi sia stato fondato da alcuni esuli Pandosiani scampati alla battaglia fra Pirro e i Romani nel 281 a.C. Tra gli anni 81-72 a.C. si ha la distruzione di Pandosia ad opera di Silla. Sulle rovine di Pandosia sorge Anglona.

La tesi più avvalorata ritiene i Goti fondatori di Tursi. Nel 410 d.C. i Goti distruggono Anglona ritirandosi poi nel luoghi elevati interni, più sicuri, costruendo fortificazioni di dominio e difesa ed il Castello intorno al quale si rifugiano anche i cittadini della distrutta Anglona. Un’altra tesi ritiene che i profughi di Anglona, scampati alla distruzione della città da parte del Goti, si rifugiano nella parte alta del paese, in località Murata, intorno al Castello già esistente ma di origine incerta.
Gli studi di reperti archeologici, tombe, monete, fanno ipotizzare l’esistenza del Castello e di nuclei abitati di epoca romana. Nel 554 d.C., i Bizantini sconfiggono i Goti popolano la zona del Castello. Intorno all’anno 850, gli arabi Saraceni, abitano e denominano la zona “Rabatana” a ricordo dei loro villaggi arabi. (Rabat = villaggio, Arabian = tana di Arabi).

I Goti, i profughi di Anglona, i Bizantini e i Saraceni, sono i primi abitatori di Tursi.
Nel 960 Tursi diventa sede di diocesi. Alla fine del IX sec. i Bizantini abitano Tursi e nell’Xl sec. dividono la Basilicata in tre Themi: Thema di Longobardia con capoluogo Bari, Thema di Calabria con capoluogo Reggio Calabria e Thema di Lucania con capoluogo Tursikon (Tursi).
Nel 1060 la Chiesa di S. Michele ospita il Sinodo del Vescovi. I Normanni, gli Svevi, gli Angioini, contribuiscono alla crescita di Tursi che nel 1500 conta circa 10.000 abitanti e 40 dottori in legge.
Nel 1552 Carlo V concede ad Andrea Dona di Genova il ducato di Tursi e Carlo Doria, che riceve dallo zio Andrea il ducato, denomina la propria dimora a Genova, Palazzo Tursi.
Dal 1600 per la peste e l’emigrazione la popolazione si riduce notevolmente. Anche alla fine del secolo scorso e negli anni cinquanta e sessanta di questo secolo si hanno forti emigrazioni.

Il nome di Tursi si fa derivare da TURCICO, suo probabile fondatore, trasformato in TURSICO ed infine in TURSI; altri sostengono che il nome derivi da TURRIS (torre), trasformato in TURSI, con chiaro riferimento alla torre del Castello. Lo stemma di Tursi è composto da una torre cilindrica a tre piani con il sole e due rami di alloro in sommità e al lati due alberi di ulivo a significare la ricchezza della terra: la torre ricorda la storia e l’origine intorno al Castello, il sole simboleggia la luce, a vita, e i due rami di alloro la gloria.

IL CASTELLO

Fu costruito dai Goti nel V sec., nel punto più alto della zona. Intorno ad esso vi si raccolsero i cittadini della distrutta città di Anglona. Nei pressi del castello, oltre a frammenti di anfore ed altri reperti, furono trovate palle di piombo a forma ovoidale che venivano lanciate a difesa della fortezza. Fino al XVI sec. era abitato e circondato da giardino con cisterna e l’accesso veniva regolato da un ponte. Fu fortezza in tempo di guerra e dimora di signori, principi e marchesi in tempo di pace. Si racconta di un cunicolo a collegamento della Chiesa della Rabatana col castello per permettere ai Signori di recarsi indisturbati e inosservati in Chiesa.
Con la scomparsa di Signori e Marchesi divenne tana dei briganti fino alla epoca del suo completo degrado.

Parte della torre e relitti di mura di cinta erano ancora visibili fino a qualche decennio addietro: l’inclemenza del tempo e l’incuria dell’uomo hanno fatto scomparire l’antico castello di cui oggi si nota appena una debole traccia. La Rabatana si vuole costruita dai Goti di Odoacre e abitata da Arabi ed esuli di Anglona. Il nome si fa derivare da Rabat (villaggio) o Arabian (tana degli Arabi).
Sorge nella parte più alta del paese, da cui dista circa 300 metri. Nella Rabatana si può visitare la Chiesa di S. Maria Maggiore. Rifatta nel XVII secolo, conserva solo il portale quattrocentesco. All’interno custodiva un trittico del Xlll sec. nel quale sono raffigurati l’icona della Madonna col Bambino in trono e ai lati scene della vita di Gesù e della stessa vergine. Il quadro, di pregevole valore artistico, si fa risalire alla scuola di Giotto.

EDIFICI E PALAZZI

La millenaria storia di Tursi è manifestata anche negli edifici che lungo i secoli vi sono stati edificati. Il nucleo centrale del paese è abbarbicato a un costone di timpa (il cosiddetto “anfiteatro”), è annidato nelle due affiancate laterali: i rioni Petto, Vallone, Catuba e sovrastato dai rioni S. Michele e Rabatana. Le costruzioni più antiche si trovano tutte nei vecchi rioni. Si tratta di case gentilizie, appartenute a famiglie nobili o ricche.

In Rabatana sorgono due case nobiliari, in stato di abbandono e fatiscenza, che però dimostrano ancora il tenore delle famiglie che le abitarono. Sono i palazzi Labriola e Cucari.
In Piazza Plebiscito, lateralmente alla Chiesa di S. Filippo, si affaccia in tutta la sua suggestiva nobiltà maestoso e severo “Il Palazzo del Barone” Brancalasso. Destano ammirazione e stupore le tre grandi statue che lo sormontano. Su queste statue aleggia la leggenda che le vorrebbe la materializzazione di spiriti maligni che edificarono il palazzo in una notte e che al mattino, non potendo raggiungere il loro regno di tenebre, si sono materializzati in queste tursitane Cariatidi.

Poco distante dal “Palazzo del Barone” nel rione S. Michele sorge il palazzo Latronico tuttora abitato, con un ampio cortile interno scoperto, una imponente scalinata che porta al “piano nobile” circondato da un vasto loggiato sul quale si affacciano gli appartamenti delle vetrate esterne vivacemente colorate. Elemento architettonico caratterizzante di questo palazzo è un’agile e graziosa torretta che lo sormonta.

Nell’anfiteatro sorgono il palazzo Guida dal bel portale, proprio a fianco il palazzo Ginnari dall’interessante scalone di pietra e poco più in giù il palazzo Basite ben tenuto ed abitato.
Tutti questi fabbricati sono databili fra il XVII ed il XVIII sec. Nella loro architettura predominano i tratti robusti, gli aspetti di solidità e forza tranquilla. Sono chiusi da maestosi portoni di legno e da severe finestre. Non è raro, comunque, notare qua e là alcune civetterie barocche nei cornicioni di tetti e finestre.

Intorno ad essi nei secoli sono state costruite altre case, addossate le une alle altre, molte volte formate da un unico ambiente, senza finestre, divise (le più curate) a metà da una tenda di tessuto, per tutelare la privacy degli uomini da quelli degli animali: asini, muli, maiali e galline.
Molte di queste case sono ormai disabitate. Altre sono state accorpate ed unificate, cosicché più case hanno formato, con adeguati lavori di riadattamento, singole unità abitative.
Altre ancora servono da deposito legna o da cantina per i proprietari che le hanno abbandonate per costruirsi una casa più dignitosa a valle nei nuovi quartieri.

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