LA REGIONE BASILICATA RIBADISCE CHE IL MONTE CAPERRINO DEVE STARE NEL PARCO NAZIONALE DELLA VAL D’AGRI E DEL LAGONEGRESE

SOLO IL MINISTERO DELL’AMBIENTE NON LO COMPRENDE, DOPO SCANZANO IL MINISTRO VUOLE UN’ALTRO SCONTRO CON LA REGIONE?

LEGAMBIENTE CHIEDE CHE SI CHIUDA AL PIU’ PRESTO L’ITER ISTITUTIVO DEL PARCO DELLA VAL D’AGRI LAGONEGRESE

La decisione assunta dal Consiglio Regionale di Basilicata di confermare la perimetrazione del Parco nazionale della Val d’Agri e del Lagonegrese rappresenta un atto di grandissima importanza perché si assume una posizione chiara di un’intera classe politica sulla volontà di tutelare realmente il territorio. Con un’ordine del giorno approvato all’unanimità il Consiglio Regionale invita il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ad emanare il Decreto con le misure di salvaguardia e porre fine alla telenovela sulla perimetrazione del Parco nazionale della Val d’Agri e del Lagonegrese. Legambiente torna a plaudire alla netta presa di posizione dell’assemblea regionale condividendone appieno obiettivi e finalità. “In questa fase – afferma Antonio Nicoletti coordinatore nazionale aree protette di Legambiente – apprezziamo la reazione netta e chiara espressa dal Consiglio regionale della Basilicata sulla perimetrazione del Parco nazionale della Val d’Agri e del Lagonegrese. Specialmente quanto si afferma che il parco rappresenta un obiettivo strategico di sviluppo sostenibile della Regione, perché crediamo che serva una severa riflessione, di tutti i livelli istituzionali, su quanto fino ad oggi sostenuto sulla questione petrolio in Basilicata”.

Legambiente considera la nascita del Parco nazionale della Val d’Agri e del Lagonegrese come il tassello che ancora manca per realizzare una politica globale di conservazione della biodiversità e di sviluppo sostenibile sull’intero Appennino. La Val d’Agri, cerniera naturalistica di collegamento tra il Cilento ed il Pollino, è fondamentale per realizzare il progetto APE – Appennino Parco d’Europa la strategia di sistema per valorizzare il territorio nel rispetto del principio della conservazione della biodiversita’: ed in tutto questo non c’è spazio per il petrolio. “E’ ormai chiaro a tutti – sostiene Marco De Biasi presidente regionale di Legambiente Basilicata – che il Ministero dell’Ambiente non può continuare con la politica dei rinvii, dopo aver preso atto che un’intera comunità regionale si è schierata nettamente con le ragioni del Parco, con l’esigenza di tutelare e valorizzare un’area così importante della nostra regione.”

La pervicace ed inaccettabile volontà del governo nazionale di imporre atti e decisioni scavalcando le comunità locali trova l’appoggio del solo Sindaco di Laurenzana che, dopo aver spiegato ai suoi concittadini, negli anni passati, il grande pericolo che si nasconde dietro le attività di estrazione petrolifera, ha oggi acriticamente sposato la causa petrolifera della Total Fina Elf. Un personaggio in cerca d’autore che si è persino preso il lusso, in passato, di chiedere a Legambiente cosa avesse fatto per il Parco! “La reiterata richiesta di escludere la Montagna di Caperrino dal perimetro del Parco, che di fatto è stato il pretesto per bloccarne la nascita, – continua De Biasi – viene corredata da interpretazioni grottesche da parte di esponenti del governo nazionale, che nascondono solo la volontà di assecondare i desideri della Total Fina Elf. E’ un film già visto: interessi di parte da privilegiare a costo di calpestare processi autonomi di governo del territorio che possano ostacolare attività di imprese le cui opere diventano farsescamente di “preminente interesse nazionale”.” Il territorio che si vorrebbe sottrarre al Parco rappresenta un’area di grande importanza dal punto di vista ambientale, la sua esclusione dal perimetro del parco verrebbe a determinare l’interruzione di quella fondamentale continuità ecologico-territoriale fra la Val d’Agri ed il Parco regionale di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane, mentre di contro la Montagna di Capperino ha una importanza limitata rispetto al programma di coltivazione interregionale Tempa Rossa.

“Verrebbe meno – continua Nicoletti – uno dei fondamentali presupposti che hanno portato alla nascita del Parco nazionale della Val d’Agri-Lagonegrese: proteggere i sistemi naturali e la biodiversità in esse presenti, valorizzare le peculiarità ambientali, paesaggistiche e storico-culturali elevando il potenziale competitivo dei territori rispetto ai settori strategici dell’economia montana e valligiana, quali l’agricoltura di qualità, il turismo, le produzioni tipiche, la manutenzione del patrimonio forestale.” La chimera petrolifera continua quindi a rappresentare una seria minaccia per la Basilicata, impedendo, anche ad amministratori locali che in passato avevano fatto propria la bandiera della difesa del territorio dall’attacco delle compagnie petrolifere, di considerare la biodiversità come elemento assolutamente imprescindibile: aree particolarmente ricche di ecosistemi particolarmente fragili vanno sottoposti ad una estesa protezione perché ne sia garantita la loro conservazione. A Roma non resta che prenderne doverosamente atto e formalizzare l’istituzione del secondo Parco nazionale in territorio Lucano.

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